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pH vaginale: come capire se è nella norma

pH vaginale

Sapevate che esiste il pH vaginale? Può essere acido, basico o neutro, e nel caso delle parti intime femminili l’ideale è che sia acido, ovvero avere un valore che varia tra i 3,8 e i 4,5. Così, la prossima volta che una ragazza si sente dire dal ginecologo: “Sei acida”, può tranquillamente rispondere con un “Grazie”. L’esperto in materia non starà insultando nessuna, anzi, si sta complimentando con colei che gode di una vagina sana e a posto dal punto del pH. Ma che cosa significa esattamente questa parola? Per coprirlo, bisognerebbe rispolverare i libri di terza superiore di chimica, per chi l’ha fatta. Ma per coloro che non hanno idea di dove siano finiti i ricordi del periodo o hanno fatto dei percorsi che non prevedevano lo studio del pH, ve lo diciamo noi. Questa parola rappresenta una scala che va da 0 a 14 e indica il livello di acidità o alcalinità di una sostanza. Se il livello è al di sotto del valore 7, allora è acida, mentre se è al di sopra è basica. Il 7 indica, quindi, il grado neutro. Capiamo quindi che una vagina acida è una vagina sana.

PH vaginale: le possibili cause dell’alterazione

Quando le parti intime femminili hanno un pH che va dai 3,8 ai 4,5 vuol dire che sono sane e in forma. Quest’acidità è dovuta da dei Bacteria (batteri) considerati “buoni” perché, rilasciando acido lattico, aiutano a mantenere la vagina lontana da eventuali virus e batteri “cattivi”. Se, però, il suo valore supera i 4,5 allora significa che lì sotto c’è qualcosa che non va. Se il pH si alza, allora le possibili cause potrebbero essere:

  • seguire una cura che prevede l’utilizzo di antibiotici (che uccidono ogni tipo di batterio, sia buono che cattivo);
  • lo sperma, sostanza basica che potrebbe comportare il rischio di una vaginosi;
  • la menopausa e l’allattamento che portano a una diminuzione del livello di estrogeni e, di conseguenza, l’acidità della vagina.

pH vaginale a norma

PH vaginale: i sintomi dell’alterazione

In generale, i batteri considerati “buoni” in grado di proteggere la vagina da eventuali infezioni sono di due tipi:

  • il corynebacterium;
  • i lactobacilli.

Entrambi fanno da vera e propria difesa dell’intero ecosistema della vulva e della vagina rispetto agenti esterni come i batteri “cattivi” e lieviti (come, ad esempio, la candida). Tra le malattie legate direttamente all’alterazione del pH vaginale ci sono, per l’appunto, la candidosi, la vaginosi batterica e la tricomoniasi. I sintomi possibili sono dal prurito all’odore sgradevole, per passare poi a delle secrezioni tipo ricotta. Poco piacevoli da avere, vero?

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Ph vaginale: come mantenerlo nella norma

Se si stanno assumendo degli antibiotici, basterà fare un ciclo di fermenti lattici vivi per ripristinare la flora batterica. Nel caso dello sperma, invece, c’è poco da fare: bisogna ricorrere necessariamente il preservativo. Idea niente male, soprattutto se pensate che, nel caso della candida, avere rapporti sessuali non protetti crea un circolo vizioso dove lui la contagia a lei e viceversa, senza riuscire a guarire mail del tutto. Per un corretta igiene intima, poi, lavate la vagina non più di una, massimo due al giorno. Lavande e detergenti aggressivi potrebbero essere responsabili dell’alterazione del pH, meglio evitare! Tanto, si sa: la vagina fa quell’odore lì, e a chi piace non ha necessità di sentire il vostro nuovo spray profumato alla ciliegia, anzi.

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